Precari da una vita....

Il 1° Maggio è la festa del lavoro, di quel lavoro che è il sale delle repubbliche democratiche, che rende partecipe ogni persona dello sviluppo della comunità in cui vive. Il lavoro dovrebbe essere la priorità di ogni governo che sia davvero espressione della comunità e non di lobby di psicopatici assetati di denaro e di potere.
L'economia di mercato contempla la massimizzazione del benessere di ogni individuo poggiando sulla spontaneità delle forze in gioco che spinte dall'interesse individuale per mezzo di scambi riescono a massimizzare anche il benessere della collettività.
Ma il mercato non riesce ad apprezzare anche la dignità dell'individuo, la fermezza morale, l'amore per le cose che ci circondano, la cura degli interessi delle persone che si fidano di noi, chi si rivolge al mercato barattando questa "merce" è responsabile della precarietà di tutti i rapporti, di cui quelli lavorativi sono solo un esempio. Precario è l'ambiente in cui ci muoviamo, precari sono gli affetti che ci circondano, precaria è l'aria che respiriamo, precari sono i nostri deboli pensieri.
Precaria è la vita che ci siamo creati barattando "quella merce" in cambio di effimeri piaceri e disumane aspirazioni.
Nel giorno della beatificazione di papa Giovanni Paolo II mi torna in mente il volto sorridente di Vittorio Arrigoni che ci ha lasciati con il sorriso beffardo di chi, all'apice della sua forza morale e del suo senso civico, ci ha lasciati sapendo di essersi guadagnato l'immortalità nella memoria degli uomini con gli occhi aperti.

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