La strategia dell'insicurezza fa audience


A volte mi chiedo se il mondo ha davvero voglia di risolvere i problemi che lo affliggono e che lo stanno portando verso il baratro.
Quotidianamente i giornali e le TV urlano allarmanti dati sull'occupazione, sull'immigrazione clandestina, sull'inquinamento, il tutto condito da dettagliati resoconti di cronaca nera, quasi avessero l'obiettivo di creare tensione.
Ai mille problemi che interessano la nostra esistenza, sono state date milioni di soluzioni, dibattute e provate con le più sofisticate tecniche statistiche: ma tutto è fermo, anzi si muove al contrario. La domanda allora nasce spontanea: si vuole davvero dare una svolta positiva alla società civile? A guardare gli ultimi episodi mi sembra che a certe lobby vada bene che ci sia un alto tasso di disoccupazione, che le città sembrino poco sicure, che il paese appaia invaso da presenze clandestine, che gli episodi di cronaca nera vengano setacciati al dettaglio con quanti più colpi di scena possibili. Sembra quasi che sia tutto finalizzato a dare delle notizie e non il contrario, ovvero che le notizie si alimentano delle vicissitudini della vita quotidiana.


Concludendo, ho la sensazione che spesso sia l'informazione a decidere come deve essere la vita quotidiana degli uomini, sia essa a determinare l'ordine di priorità degli eventi, a giudicare se determinati problemi vadano affrontati o solamente discussi.
Il drammatico risvolto di tutto ciò è uno stato di insicurezza ed una inerzia deprimente.

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