Essere anziani nel 2060...dopo una gioventù precaria, una terza età di stenti


A volte penso a come saranno gli anziani tra 50 anni. Me li immagino arzilli, in jeans, con le cuffie alle orecchie, connessi su facebook in cerca di amici ma soli e poveri, che sopravvivono con una misera pensione, senza una famiglia e che sperano di dover ricorrere il meno possibile ad un sistema sanitario oramai privatizzato totalmente. Non bisogna essere guru della statistica o dell'economia per disegnare uno scenario simile, basta guardare sospirando i dati ISTAT: i lavoratori precari di oggi vivranno la loro vecchiaia facendo affidamento su una pensione media di € 121 al mese, ovvero di € 96 per le donne e € 130 per gli uomini, che messa a confronto con la pensione media attesa di un dirigente, pari ad € 3.788, rendono non più procrastinabile il problema della disuguaglianza sostanziale, che rischia di diventare ogni anno più marcata e scintilla di tensioni sociali. Non è da paese democratico rendere la vita di pochi parassitaria della vita di tanti, come non è da società civile propagandare benessere e diffondere povertà ed ansia per un futuro che appare sempre più nero.


Il lavoro precario, che oggi lo si paga con l'impossibilità di pianificare scelte importanti come l'acquisto di una casa, il matrimonio e la procreazione, creerà un esercito di anziani emarginati che dovrà vivere di stenti l'ultimo stadio della loro vita, con € 121 al mese e con uno Stato sempre meno vicino ai suoi bisogni.

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