Sogni impressi su una pergamena

E' passato più di un anno da quando in un aula gremitissima di amici e parenti ho aggiunto un titolo al mio palmares, discorrendo la mia tesi su un modello di crescita endogena applicato alla regione in cui e per cui vivo, con quella diffusa presunzione, mischiata a speranza, di poter semplificare la realtà con formule e grafici e didascalie d'impatto. Dopo più di un anno mi tornano in mente le facce stanche di quei vecchi professori che mi guardavano fissi, ma col pensiero altrove. Avevano presenziato a tante, forse troppe sedute, in cui giovani leve dimostravano in poche slide come far fronte ai problemi del reale, e sobbalzavano sulla sedia solo di fronte alle assurdità.
E' passato più di un anno e mi trovo di nuovo alle prese con un modello : il mio curriculum. Anch'esso semplifica la realtà, quella di un ragazzo pieno di entusiasmo e carico di risorse ma respinto da un mondo che gira oramai per inerzia, come fosse oramai stanco. Non più tardi di ieri l'ennesimo colloquio di rito, con la solita azienda che forse voleva farsi solo conoscere, come me. Mentre sudavo e speravo, nell'ennesimo tentativo di esprimere tutta la mia disponibilità e il mio entusiasmo, di evidenziare le mie potenzialità e allo stesso tempo di sottolineare i punti di miglioramento, con la mente tornavo a far girare il mondo, ad immaginarmelo come in quei modelli, semplice e lineare. Poi tornavo in quella stanza, ma di fronte avevo la solita faccia stanca, di chi aveva ascoltato mille e più persone, ponendo le solite domande, dando vita ai soliti rituali illusori e chiudendo più o meno allo stesso modo:"Il suo profilo mi sembra interessante, Le faremo sapere al più presto l'esito di questo colloquio". Anche lui aveva semplificato le mie speranze in poche parole, a suo modo e meccanicamente mi aveva riportato nel mondo dagli ingranaggi arrugginiti.


E' passato più di un anno, e le mie speranze restano appese in quella cornice che racchiude la pergamena della mia laurea. Come un manifesto elettorale mi promette un futuro roseo, un mondo dove chi merita va avanti e chi invece resta indietro non viene abbandonato, dimenticato, emarginato; come uno spot pubblicitario mi illude che per stare bene basta poco e che invece per stare male basta solo la mia volontà masochista.
E' passato più di un anno e chissà quanti ne passeranno ancora, portati su di un carro da un corteo di facce stanche, che hanno visto passare troppi anni e non per questo disponibili a lasciare il testimone.

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